mercoledì 13 novembre 2019

Due chiacchiere tra Warren e l'autore, Oud Eys.

 Due chiacchiere tra Warren e l’autore, Oud Eys.

Chi è Oud Eys?
Sono un uomo comune, a cui però piace indagare a fondo. Ho una formazione scientifica, per cui cerco di applicare tale metodo a ogni “mistero”. Non sono un accademico.

Quando e come è venuto a conoscenza delle idee di Mauro Biglino?
Un paio di anni fa, non ricordo esattamente. In alcuni forum, che di tanto in tanto frequento, c’era qualcuno che ne parlava. Lo seguivo per curiosità.

E cosa pensa adesso?
E’ un autore che propone una sua personale traduzione su alcuni termini ebraici (elohim, ruah, kavod, ecc.). Traduzioni che si scontrano di netto con quelle tradizionali. L’idea che Biglino si è formato lo porta a vedere concretamente la presenza dell’alieno-elohim, in sostituzione del Dio ebraico e cristiano. In pratica, una specie di alternativa alla teoria degli Antichi Astronauti.

Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Seguivo qualche sua conferenza su internet. Poi mi sono imbattuto in due affermazioni incredibili: quella del prototipo del tunnel spazio-temporale realizzato all’Università di Napoli e quella sulla stella Betelgeuse, con annessi e connessi. A quel punto mi sono detto: qualcuno deve affrontare queste cose dal punto di vista scientifico, al posto di cercare di ribattere sempre sulle solite traduzioni della lingua ebraica. Non si possono assumere per vere certe cose solo perché non si è letto bene un articolo o perché non si hanno le giuste basi di conoscenza. Una semplice e veloce ricerca avrebbe azzerato subito queste affermazioni. Sono totalmente e interamente errate. 
Da queste prime considerazioni ho allargato lo scenario e mi sono interessato a molti più aspetti del pensiero bigliniano.

Biglino fa molte di queste “affermazioni” straordinarie?
Ne usa parecchie, soprattutto nelle sue conferenze. Analizzate nella giusta luce perdono però di coerenza e fattibilità.

Lei che idea si è formato su Yahweh, il Dio ebraico, visto in chiave aliena?
Che quest’alieno non c’entra per nulla. Se si analizzano a fondo i suoi comportamenti, i suoi modi di fare, ci si accorge nettamente che non ha nessuna connotazione “aliena”. E, in alcuni frangenti, vedi kavod, il tutto si sposta sulla “concezione” squisitamente umana della divinità.

Dunque, nessun alieno sostituisce la figura di Dio.
Di sicuro, non quello prospettato da Biglino. Vedi, per esempio, la questione dell’oro. Ci troviamo di fronte a un essere, diverso da noi, che per la sua incolumità fisica tappezza la sua astronave di oro. Poi però fa “entrare” Mosè a piedi nudi: la presunta “asetticità” va a farsi benedire.

Lei ha spostato la sua analisi sulle vicende dell’alieno, non affrontando quasi per nulla la lingua ebraica. E’ giusto il suo metodo?
Date le mie conoscenze, direi, in linea generale sì. Della lingua ebraica conosco a stento cinque parole, della scrittura ebraica distinguo a malapena alef con dalet, non potevo quindi permettermi di avanzare una “mia” traduzione o una “mia” interpretazione. Sarei stato soltanto presuntuoso. Sono andato oltre i termini linguistici veri e propri: la mia analisi comincia dove si ferma quella di Biglino. Accetto la sua visione e cerco di portare avanti l’analisi da quel punto. 
Con l’alieno-elohim come protagonista. Almeno, tento di far questo.

E sul metodo del “fare finta che” di Biglino, cosa ci può dire?
Il “fare finta che” è il suo metodo base, ma non è il solo che usa.
Nel primo capitolo ho riportato i primi 25 “assiomi”, cioè metodi interpretativi, che utilizza per i vari versetti biblici. Oppure per altri testi antichi, in cui cerca parallelismi con la Bibbia. 
Non è un metodo che si può adottare nell’analisi di un testo antico: ne svilisce di netto contenuti e storicità.
Se lo dovessimo applicare a Omero, come Biglino tenta anche di fare, dovremmo per forza di cose cercare di spiegare, per esempio, come facevano le divinità - qui intese come altri alieni-elohim - che stavano sull’Olimpo a vedere i propri eroi prediletti sul capo di battaglia a centinaia di chilometri di distanza. Cosa che io però cerco di analizzare nel libro, applicando il suo “fare finta”, non al testo biblico o omerico, ma alle sue interpretazioni.

Può farci qualche esempio?
Biglino abbandona questo “fare finta” per seguire altri metodi quando la “presenza” dell’alieno diventa quanto mai difficile da spiegare e inserire nella trama principale. Così in certe occasioni guarda al contesto, rinunciando alla lettura letterale del racconto; in altre ricerca spiegazioni scientifiche più normali, rinunciando al più classico “scrivo quello che vedo”; in altre ancora entrano pesantemente contraddizioni e incongruenze.
 
L’Antico Testamento, è soltanto un racconto di fantasia?
Decisamente no. E’ un insieme di vicende accadute ad un popolo che cercava una sua identità nazionale, politica, religiosa. Alcune hanno radici storiche, altre sono finzioni allegoriche, altre hanno un substrato religioso. Altre portano in sé delle semplici norme civiche; anche se, all’uomo moderno, possono sembrare del tutto anacronistiche e, talvolta, immorali.

Le interpretazioni di Biglino sono tutte sbagliate?
Assolutamente no. Da parte mia ho concentrato le mie personali ricerche e analisi su quelle che mi sono sembrate piuttosto “traballanti” e degne di essere argomentate più a fondo. Quando l’argomento del capitolo lo richiedeva, ho tranquillamente evidenziato quelle che a mio parere sono valide e pienamente corrette.

Lei, nel libro, cita anche il rabbino Arie Ben Nun che, in qualche modo, darebbe ragione a Biglino. Ci può dare un accenno?
La visione di Arie Ben Nun è totalmente diversa da quella che presenta Biglino. Essenzialmente le parole che fa dire al rabbino non sono quelle che il rabbino dice in realtà. Basta ascoltare le sue lezioni per rendersi subito conto delle differenze sostanziali e formali. La “luce fredda” per Ben Nun diventa “luce bianca” per Biglino, che così la può legare più facilmente a tutto il discorso in atto: alieni che scappano dalla loro stella morente e giungono sulla Terra.
  
Ma per Biglino rimangono ipotesi di lavoro, su cui magari concentrarsi per ulteriori ricerche.
Certamente, infatti anch’io le prendo come tali. Ma su determinate “ipotesi” vedo una forte carenza di conoscenza e – soprattutto – di ricerca.

Ha altri progetti in cantiere?
Certo, nel secondo volume in preparazione affronterò altre tematiche altrettanto interessanti e fondamentali, per la visione globale delle idee di Biglino.

Ce ne può anticipare qualcuna?
Sodoma e Gomorra e la loro distruzione. San Paolo e il velo sui capelli delle donne. La manipolazione genetica sul povero homo sapiens. E altri.


Grazie per questa prima e breve chiacchierata.

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