Chi è Oud Eys?
Sono
un uomo comune, a cui però piace indagare a fondo. Ho una formazione
scientifica, per cui cerco di applicare tale metodo a ogni “mistero”. Non sono un accademico.
Quando e come è venuto a conoscenza delle idee di Mauro Biglino?
Un
paio di anni fa, non ricordo esattamente. In alcuni forum, che di tanto in
tanto frequento, c’era qualcuno che ne parlava. Lo seguivo per curiosità.
E cosa pensa adesso?
E’
un autore che propone una sua personale traduzione su alcuni termini ebraici
(elohim, ruah, kavod, ecc.). Traduzioni che si scontrano di netto con quelle
tradizionali. L’idea che Biglino si è formato lo porta a vedere concretamente
la presenza dell’alieno-elohim, in sostituzione del Dio ebraico e cristiano. In
pratica, una specie di alternativa alla teoria degli Antichi Astronauti.
Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Seguivo
qualche sua conferenza su internet. Poi mi sono imbattuto in due affermazioni incredibili: quella del prototipo del tunnel spazio-temporale realizzato
all’Università di Napoli e quella sulla stella Betelgeuse, con annessi e
connessi. A quel punto mi sono detto: qualcuno deve affrontare queste cose dal
punto di vista scientifico, al posto di cercare di ribattere sempre sulle
solite traduzioni della lingua ebraica. Non si possono assumere per vere certe
cose solo perché non si è letto bene un articolo o perché non si hanno le
giuste basi di conoscenza. Una semplice e veloce ricerca avrebbe azzerato subito queste affermazioni. Sono totalmente e interamente errate.
Da queste prime considerazioni ho allargato lo scenario e mi sono interessato a molti più aspetti del pensiero bigliniano.
Biglino fa molte di queste “affermazioni” straordinarie?
Ne
usa parecchie, soprattutto nelle sue conferenze. Analizzate nella giusta luce
perdono però di coerenza e fattibilità.
Lei che idea si è formato su Yahweh, il Dio ebraico, visto in chiave aliena?
Che
quest’alieno non c’entra per nulla. Se si analizzano a fondo i suoi
comportamenti, i suoi modi di fare, ci si accorge nettamente che non ha nessuna
connotazione “aliena”. E, in alcuni frangenti, vedi kavod, il tutto si sposta
sulla “concezione” squisitamente umana della divinità.
Dunque, nessun alieno sostituisce la figura di Dio.
Dunque, nessun alieno sostituisce la figura di Dio.
Di
sicuro, non quello prospettato da Biglino. Vedi, per esempio, la questione
dell’oro. Ci troviamo di fronte a un essere, diverso da noi, che per la sua
incolumità fisica tappezza la sua astronave di oro. Poi però fa “entrare” Mosè
a piedi nudi: la presunta “asetticità” va a farsi benedire.
Lei ha spostato la sua analisi sulle vicende dell’alieno,
non affrontando quasi per nulla la lingua ebraica. E’ giusto il suo metodo?
Date
le mie conoscenze, direi, in linea generale sì. Della lingua ebraica conosco a
stento cinque parole, della scrittura ebraica distinguo a malapena alef con
dalet, non potevo quindi permettermi di avanzare una “mia” traduzione o una
“mia” interpretazione. Sarei stato soltanto presuntuoso. Sono andato oltre i
termini linguistici veri e propri: la mia analisi comincia dove si ferma quella
di Biglino. Accetto la sua visione e cerco di portare avanti l’analisi da quel
punto.
Con l’alieno-elohim come protagonista. Almeno, tento di far
questo.
E
sul metodo del “fare finta che” di Biglino, cosa ci può dire?
Il
“fare finta che” è il suo metodo base, ma non è il solo che usa.
Nel
primo capitolo ho riportato i primi 25 “assiomi”, cioè metodi interpretativi,
che utilizza per i vari versetti biblici. Oppure per altri testi antichi, in
cui cerca parallelismi con la Bibbia.
Non
è un metodo che si può adottare nell’analisi di un testo antico: ne svilisce di
netto contenuti e storicità.
Se
lo dovessimo applicare a Omero, come Biglino tenta anche di fare, dovremmo per
forza di cose cercare di spiegare, per esempio, come facevano le divinità - qui
intese come altri alieni-elohim - che stavano sull’Olimpo a vedere i propri
eroi prediletti sul capo di battaglia a centinaia di chilometri di distanza.
Cosa che io però cerco di analizzare nel libro, applicando il suo “fare finta”,
non al testo biblico o omerico, ma alle sue interpretazioni.
Può farci qualche esempio?
Biglino
abbandona questo “fare finta” per seguire altri metodi quando la “presenza”
dell’alieno diventa quanto mai difficile da spiegare e inserire nella trama
principale. Così in certe occasioni guarda al contesto, rinunciando alla
lettura letterale del racconto; in altre ricerca spiegazioni scientifiche più
normali, rinunciando al più classico “scrivo quello che vedo”; in altre ancora
entrano pesantemente contraddizioni e incongruenze.
L’Antico Testamento, è soltanto un racconto di fantasia?
Decisamente
no. E’ un insieme di vicende accadute ad un popolo che cercava una sua identità
nazionale, politica, religiosa. Alcune hanno radici storiche, altre sono
finzioni allegoriche, altre hanno un substrato religioso. Altre portano in sé
delle semplici norme civiche; anche se, all’uomo moderno, possono sembrare del
tutto anacronistiche e, talvolta, immorali.
Le interpretazioni di Biglino sono tutte sbagliate?
Assolutamente
no. Da parte mia ho concentrato le mie personali ricerche e analisi su quelle
che mi sono sembrate piuttosto “traballanti” e degne di essere argomentate più
a fondo. Quando l’argomento del capitolo lo richiedeva, ho tranquillamente
evidenziato quelle che a mio parere sono valide e pienamente corrette.
Lei,
nel libro, cita anche il rabbino Arie Ben Nun che, in qualche modo, darebbe
ragione a Biglino. Ci può dare un accenno?
La
visione di Arie Ben Nun è totalmente diversa da quella che presenta Biglino. Essenzialmente
le parole che fa dire al rabbino non sono quelle che il rabbino dice in realtà.
Basta ascoltare le sue lezioni per rendersi subito conto delle differenze
sostanziali e formali. La “luce fredda” per Ben Nun diventa “luce bianca” per
Biglino, che così la può legare più facilmente a tutto il discorso in atto: alieni che scappano dalla loro stella morente e giungono sulla Terra.
Ma
per Biglino rimangono ipotesi di lavoro, su cui magari concentrarsi per
ulteriori ricerche.
Certamente,
infatti anch’io le prendo come tali. Ma su determinate “ipotesi” vedo una forte
carenza di conoscenza e – soprattutto – di ricerca.
Ha altri progetti in cantiere?
Certo,
nel secondo volume in preparazione affronterò altre tematiche altrettanto
interessanti e fondamentali, per la visione globale delle idee di Biglino.
Ce ne può anticipare qualcuna?
Sodoma
e Gomorra e la loro distruzione. San Paolo e il velo sui capelli delle donne.
La manipolazione genetica sul povero homo sapiens. E altri.
Grazie per questa prima e breve chiacchierata.
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