mercoledì 13 novembre 2019

Due chiacchiere tra Warren e l'autore, Oud Eys.

 Due chiacchiere tra Warren e l’autore, Oud Eys.

Chi è Oud Eys?
Sono un uomo comune, a cui però piace indagare a fondo. Ho una formazione scientifica, per cui cerco di applicare tale metodo a ogni “mistero”. Non sono un accademico.

Quando e come è venuto a conoscenza delle idee di Mauro Biglino?
Un paio di anni fa, non ricordo esattamente. In alcuni forum, che di tanto in tanto frequento, c’era qualcuno che ne parlava. Lo seguivo per curiosità.

E cosa pensa adesso?
E’ un autore che propone una sua personale traduzione su alcuni termini ebraici (elohim, ruah, kavod, ecc.). Traduzioni che si scontrano di netto con quelle tradizionali. L’idea che Biglino si è formato lo porta a vedere concretamente la presenza dell’alieno-elohim, in sostituzione del Dio ebraico e cristiano. In pratica, una specie di alternativa alla teoria degli Antichi Astronauti.

Perché ha deciso di scrivere questo libro?
Seguivo qualche sua conferenza su internet. Poi mi sono imbattuto in due affermazioni incredibili: quella del prototipo del tunnel spazio-temporale realizzato all’Università di Napoli e quella sulla stella Betelgeuse, con annessi e connessi. A quel punto mi sono detto: qualcuno deve affrontare queste cose dal punto di vista scientifico, al posto di cercare di ribattere sempre sulle solite traduzioni della lingua ebraica. Non si possono assumere per vere certe cose solo perché non si è letto bene un articolo o perché non si hanno le giuste basi di conoscenza. Una semplice e veloce ricerca avrebbe azzerato subito queste affermazioni. Sono totalmente e interamente errate. 
Da queste prime considerazioni ho allargato lo scenario e mi sono interessato a molti più aspetti del pensiero bigliniano.

Biglino fa molte di queste “affermazioni” straordinarie?
Ne usa parecchie, soprattutto nelle sue conferenze. Analizzate nella giusta luce perdono però di coerenza e fattibilità.

Lei che idea si è formato su Yahweh, il Dio ebraico, visto in chiave aliena?
Che quest’alieno non c’entra per nulla. Se si analizzano a fondo i suoi comportamenti, i suoi modi di fare, ci si accorge nettamente che non ha nessuna connotazione “aliena”. E, in alcuni frangenti, vedi kavod, il tutto si sposta sulla “concezione” squisitamente umana della divinità.

Dunque, nessun alieno sostituisce la figura di Dio.
Di sicuro, non quello prospettato da Biglino. Vedi, per esempio, la questione dell’oro. Ci troviamo di fronte a un essere, diverso da noi, che per la sua incolumità fisica tappezza la sua astronave di oro. Poi però fa “entrare” Mosè a piedi nudi: la presunta “asetticità” va a farsi benedire.

Lei ha spostato la sua analisi sulle vicende dell’alieno, non affrontando quasi per nulla la lingua ebraica. E’ giusto il suo metodo?
Date le mie conoscenze, direi, in linea generale sì. Della lingua ebraica conosco a stento cinque parole, della scrittura ebraica distinguo a malapena alef con dalet, non potevo quindi permettermi di avanzare una “mia” traduzione o una “mia” interpretazione. Sarei stato soltanto presuntuoso. Sono andato oltre i termini linguistici veri e propri: la mia analisi comincia dove si ferma quella di Biglino. Accetto la sua visione e cerco di portare avanti l’analisi da quel punto. 
Con l’alieno-elohim come protagonista. Almeno, tento di far questo.

E sul metodo del “fare finta che” di Biglino, cosa ci può dire?
Il “fare finta che” è il suo metodo base, ma non è il solo che usa.
Nel primo capitolo ho riportato i primi 25 “assiomi”, cioè metodi interpretativi, che utilizza per i vari versetti biblici. Oppure per altri testi antichi, in cui cerca parallelismi con la Bibbia. 
Non è un metodo che si può adottare nell’analisi di un testo antico: ne svilisce di netto contenuti e storicità.
Se lo dovessimo applicare a Omero, come Biglino tenta anche di fare, dovremmo per forza di cose cercare di spiegare, per esempio, come facevano le divinità - qui intese come altri alieni-elohim - che stavano sull’Olimpo a vedere i propri eroi prediletti sul capo di battaglia a centinaia di chilometri di distanza. Cosa che io però cerco di analizzare nel libro, applicando il suo “fare finta”, non al testo biblico o omerico, ma alle sue interpretazioni.

Può farci qualche esempio?
Biglino abbandona questo “fare finta” per seguire altri metodi quando la “presenza” dell’alieno diventa quanto mai difficile da spiegare e inserire nella trama principale. Così in certe occasioni guarda al contesto, rinunciando alla lettura letterale del racconto; in altre ricerca spiegazioni scientifiche più normali, rinunciando al più classico “scrivo quello che vedo”; in altre ancora entrano pesantemente contraddizioni e incongruenze.
 
L’Antico Testamento, è soltanto un racconto di fantasia?
Decisamente no. E’ un insieme di vicende accadute ad un popolo che cercava una sua identità nazionale, politica, religiosa. Alcune hanno radici storiche, altre sono finzioni allegoriche, altre hanno un substrato religioso. Altre portano in sé delle semplici norme civiche; anche se, all’uomo moderno, possono sembrare del tutto anacronistiche e, talvolta, immorali.

Le interpretazioni di Biglino sono tutte sbagliate?
Assolutamente no. Da parte mia ho concentrato le mie personali ricerche e analisi su quelle che mi sono sembrate piuttosto “traballanti” e degne di essere argomentate più a fondo. Quando l’argomento del capitolo lo richiedeva, ho tranquillamente evidenziato quelle che a mio parere sono valide e pienamente corrette.

Lei, nel libro, cita anche il rabbino Arie Ben Nun che, in qualche modo, darebbe ragione a Biglino. Ci può dare un accenno?
La visione di Arie Ben Nun è totalmente diversa da quella che presenta Biglino. Essenzialmente le parole che fa dire al rabbino non sono quelle che il rabbino dice in realtà. Basta ascoltare le sue lezioni per rendersi subito conto delle differenze sostanziali e formali. La “luce fredda” per Ben Nun diventa “luce bianca” per Biglino, che così la può legare più facilmente a tutto il discorso in atto: alieni che scappano dalla loro stella morente e giungono sulla Terra.
  
Ma per Biglino rimangono ipotesi di lavoro, su cui magari concentrarsi per ulteriori ricerche.
Certamente, infatti anch’io le prendo come tali. Ma su determinate “ipotesi” vedo una forte carenza di conoscenza e – soprattutto – di ricerca.

Ha altri progetti in cantiere?
Certo, nel secondo volume in preparazione affronterò altre tematiche altrettanto interessanti e fondamentali, per la visione globale delle idee di Biglino.

Ce ne può anticipare qualcuna?
Sodoma e Gomorra e la loro distruzione. San Paolo e il velo sui capelli delle donne. La manipolazione genetica sul povero homo sapiens. E altri.


Grazie per questa prima e breve chiacchierata.

domenica 27 ottobre 2019

Alcuni estratti del libro




Introduzione
Ed è proprio la “presenza fisica e concreta” che cercheremo di analizzare, soprattutto nelle strane vicende che si vedranno in seguito.
Perché se da un lato i fatti descritti sembrano far notare nettamente la corporeità degli alieni-elohim e delle loro azioni dall’altro queste stesse azioni e comportamenti, analizzati più a fondo, sono ascrivibili ad alieni che – a nostro avviso – dimostrano molti e forti carenze di conoscenza in più ambiti.
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Del metodo (ovvero dei molti facciamo-finta-che)
7 - Assioma del “contesto” o meglio del “contesto sì, contesto no”
Nell’articolo del 2013 “KAVOD (la gloria di Dio?)” Biglino scrive: “Alcuni amici mi segnalano che i filologi si accaniscono nel tentare di dimostrare che il termine KAVOD non indica ciò che io documento nei libri. E’ evidente che la sola argomentazione filologica non porterà ad alcun risultato […] e allora, come sempre, vorrei suggerire di tenere conto del contesto.” (*maurobiglino.it/2013/01/kavod-la-gloria-di-dio-nuovo-articolo-di-mauro-biglino/)
Tratteremo la questione del kavod nel capitolo dedicato.
Però, in un altro articolo, dal titolo “Interpretazioni Bibliche”, sempre del 2013, Biglino scrive: “Io intanto continuo a ‘fare finta’ che ‘tutto’ si possa leggere in forma letterale, anche ciò che mi è difficile da capire: cerco di impegnarmi a non cambiare chiave di lettura a seconda del momento e del contesto.” (*maurobiglino.it/2013/04/interpretazioni-bibliche/)
Non vi sembra un tantinello contraddittorio?
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Del tunnel spazio-temporale (ovvero il prototipo che non c’è)
Non vogliamo assolutamente qui negare la possibilità in futuro della reale costruzione di un tunnel spazio-temporale per attraversare distanze intergalattiche, né che una civiltà avanzata sia già in grado di farlo, o lo abbia già fatto.
Quello che vogliamo evidenziare è che non è corretto presentare e avvalersi di notizie frammentarie o riferirsi soltanto a titoli eclatanti per avvalorare una qualunque ipotesi di lavoro.
La coerenza e la logica impongono sempre una corretta valutazione delle fonti.
Rispettiamo ogni ipotesi, ma questa deve essere basata su fonti attendibili e sulla loro corretta comprensione, su deduzioni logiche e conclusioni ponderate.
Una simile superficiale lettura delle fonti (in questo caso l’articolo dell’ANSA) porta spesso a interpretazioni errate, adducendo prove non vere sotto la pretesa di scientificità. 
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Del razzo egizio (ovvero dannato photoshop)
Il libro di Fenoglio, lungi dall’essere un resoconto con serie argomenta-zioni scientifiche e archeologiche, sembra più un romanzo di fantasy: i due protagonisti, l’ingegnere Jean Didier e l’amico dottore Paul Rever partono nel 1908 alla volta dell’Egitto in cerca delle miniere d’oro del faraone Ramsete I.
Vengono aiutati anche dalla signorina Helen Guillet, una medium, che entrando in trance comunica con sacerdoti e faraoni. Tra riti magici e formule misteriose si imbattono più volte in reali cortei e cerimonie che rievocano fatti passati.
Riportiamo, soltanto per curiosità, un passo di pag. 127:
Due giorni dopo in un pomeriggio afoso, mentre nel deserto soffiava un impetuoso vento che sollevava turbini di sabbia, il Faraone Ramsete si materializzò nel salotto tra i quattro amici in attesa.
Ogni altro tentativo di seria analisi ci sembra superfluo, almeno in questa sede.
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Dell’efod (ovvero l’i-phone 0.0)
-     Anna: Ho trovato questo:
2 Samuele 3(3)
12 Allora Abner spedì dei messaggeri a Davide per dirgli: […]
E non poteva chiamarlo coll’efod?
Oh, questo è molto più importante.
2 Samuele 11(3)
18 Allora Ioab inviò un messaggero a Davide per fargli sapere tutte le cose che erano accadute nella battaglia.
Importanti comunicazioni e mandano un messaggero? A piedi?
2 Samuele 11(3)
25 Allora Davide disse al messaggero: «Dirai così a Ioab: […]
E questo ritorna con un altro messaggio. Sempre a piedi? Povero messaggero, non porta pena, però si stanca moltissimo.
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Del dio-alieno-zoppo (ovvero povero Efesto)
Se ammettiamo per reale la zoppia dell’alieno-elohim, per rimanere solo in ambito efestiano (ma come ovvio l’analisi può essere condotta per tutte le caratteristiche delle altre divinità-alieni-elohim), come segno di materialità dovremmo spiegare come, rotolando giù dal monte Olimpo, arrivasse sull’isola di Lemnos distante più di 200 km dalla costa.
In questa occasione sarebbe intervenuta solo la fantasia del popolo greco andando contro l’assioma bigliniano del “descrivevano ciò che vedevano”?
Oppure la zoppia, in quanto evento possibile, è cosa reale mentre il rotolamento per tutta quella distanza, in quanto evento impossibile, diventa favola?
Ci sembra una lettura forzata. E di molto.
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A proposito di Caronte ci sovviene un brano che abbiamo ascoltato in una conferenza di Biglino(37). In sintesi, parlando dei famosi Vimana (= mezzi volanti), dice:
- una pubblicità degli anni ’80 della compagnia aerea dell’India riportava la seguente didascalia “Nei cieli dell’India si vola da tremila anni” (minuto 2.00);
- la compagnia aerea del Bangladesh si chiama attualmente “Biman Bangladesh Airlines” (minuto 2.30).
Noi ci domandiamo: ci sarà pur un motivo, no?
Queste sarebbero prove a supporto che nell’antica India e vicinanze c’erano voli quotidiani tra Dacca e Mumbai?
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Delle divinità ferite (ovvero uno scontro impari)
Diona, per lenire il dolore della figlia, fa anche l’elenco di alcune delle sofferenze inflitte loro dai mortali:
- Ares, annodato in catene per un anno intero;
- Era, ferita al seno destro;
- Ade, ferito da una freccia al braccio.
Se vogliamo leggere solo in superficie l’epica omerica dovremmo chiederci:
Ma cos’erano costoro: divinità (nel senso di dei inventati dagli uomini) oppure giovincelli alieni incauti?
Per Biglino: “La ferita appare tanto più concreta quando si leggono i versi successivi, in cui si evidenzia l’insopportabile dolore fisico avvertito da Afrodite, che deve essere immediatamente trasportata sull’Olimpo per essere curata dalla thea Dione.”(3) (pag. 155).
Dunque, la ferita appare concreta perché seguita dal dolore fisico esternato mentre il trasporto della poverina al più vicino pronto soccorso (quasi 500 km di distanza da Ilio, via terra; più di 300 km in linea d’aria) appare lo stesso concreto?
Ma un ospedale da campo, no? Si doveva arrivare per forza sull’Olimpo!
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Di Betelgeuse (ovvero la stellina poverina)
Biglino sbaglia nel dire che Arie Ben Nun parla di un sistema planetario perché dice tutt’altro; sbaglia nel dire che una nana bianca è fredda perché ha luce bianca o viceversa; sbaglia nel dire che una nana bianca è una stella morente perché vivrà ancora miliardi di anni; sbaglia a dire che Betelgeuse è già diventata una nana bianca milioni di anni fa perché allora l’avremmo già vista tale, data la relativa vicinanza; sbaglia a prendere sul serio testi antichi, almeno per quanto riguarda qui l’aspetto astrofisico; sbaglia nel fare tutti questi ragionamenti.
Insomma quasi non ne azzecca una giusta.
Ma vorrebbe trovare un filo per legare tutte le cose dette sopra, dalla luce fredda ai testi orientali. 
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Dei carri celesti (ovvero prove omeriche?)
Biglino, quando cita il culto del cargo(13), a nostro avviso, fa – inconsapevolmente – un’altra gaffe che gli si ritorce contro come un boomerang. Cerchiamo di capirne il perché.
Gli indigeni delle isole Vanuatu, nel Pacifico, seguaci di questo culto, sono riusciti a ricostruire (con elementi locali: legno, canne e altro) quasi perfettamente la forma (certo non la sostanza) degli aerei americani lì atterrati durante la Seconda Guerra Mondiale. Americani che, arrivando dal cielo e donando loro viveri e altro, sono stati identificati come divinità. I locali hanno, infatti, cerimonie e rituali con cui cercano di far tornare il loro dio John Frum, (contrazione, forse, di John from America). Chiara sintesi di ciò che può essere successo nel passato ad altri popoli?
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Dell’alieno-elohim (ovvero le gesta incomprese)
Allora mettiamo da parte uno dei capisaldi dell’ipotesi bigliniana, il classico fare-finta-che, e cerchiamo un’altra spiegazione. Facendo così ci rendiamo conto che stiamo minando fin dalle basi tutta la sua costruzione fondata sugli alieni-elohim e sui loro poteri, ma ciò si rende quasi ovvio.
E ci rendiamo perfettamente conto che una simile deviazione di approccio nella lettura dei versetti biblici implica lo scaturire di una serie di domande: perché qui dovremmo allontanarci dal fare-finta-che l’autore dell’Esodo non ci abbia descritto espressamente quello che è accaduto? E l’episodio quindi necessita di una interpretazione diversa?
Su cosa ci dovremmo orientare?
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Dei calzari di Mosè (ovvero galoche, oro o raffreddore?)
Ci sorgono, allora, spontanee altre domande, riguardo l’episodio di Mosè e i suoi calzari (domande parimenti estensibili nella sostanza anche a tanti altri versetti):
-   perché a piedi nudi? Rischiando la contaminazione con germi e batteri?
-   perché non gli ha fatto mettere delle “galoche”?
-   perché farlo entrare? Non avrebbe potuto aspettarlo semplicemente all’esterno della navicella?
Ricordiamo che siamo in presenza di esseri capaci di eseguire un’operazione in anestesia totale (la famosa apertura della costola di Adamo per formare Eva) seguendo un protocollo medico moderno (parole di Biglino). Perché non ha usato, in questo frangente, lo stesso protocollo di sicurezza che noi, semplici umani, utilizziamo in sale operatorie, reparti di rianimazione o di terapia intensiva?
O, molto più spartanamente, quando a casa nostra usiamo le pantofole?
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Dell’oro (ovvero ma a che serve?)
In un breve articolo dal titolo “Mauro biglino risponde… Rapporti degli elohim con altre razze, l’oro atomico e il Dio della steppa(8) del novembre 2018, Biglino scrive: “Una seconda [oltre quella di natura medico-biologica; n.d.a.] funzione dell’oro monoatomico pare essere relativa all’antigravità: l’oro non solo perde peso in se stesso, ma pare che faccia perdere parte del peso anche al contenitore che lo racchiude.
Sbalordimento di Warren: Cosa? Oro monoatomico? Antigravità?
Precisiamo che non sono affermazioni di Biglino, però lui le riporta facendole precedere da un cauto pare.
Logica impeccabile di Marco: Ma se l’oro già di per sé perde peso, com’è che lo si vende a peso?
Conferma di Anna: Ecco perché il mio porta-gioie è più leggero!
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Del kavod (ovvero gloria o navicella?)
Potremmo, a questo punto, inserire una frase di M. Laitman (rabbino kabalista tirato in ballo da Biglino riguardo la frase “siamo di un’altra galassia”, vedi nostro capitolo “Di Betelgeuse”):
Naturalmente, il Creatore non ha una bocca, né una lingua o delle corde vocali. Ci stiamo semplicemente esprimendo nel nostro linguaggio terreno.(4).
Ecco, appunto. Che dire di più?
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Se Mosè avesse visto questa gloria-navicella perché non parlarne a tutto il suo popolo?
- Senti Aronne, e voi tutti, ho visto il kavod sul quale si muove il nostro glorioso alieno-elohim. E’ pieno di luce. Indescrivibile! Meraviglioso!
- E com’è davanti?
- Non saprei, l’ho visto soltanto da dietro.
Neanche una parola. 
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Della talpa (ovvero confessa, c’eri tu là?)
In parole povere, Omero essendo figlio di un divino, quindi semi-dio, aveva conoscenze specifiche delle divinità e anche della tecnologia da loro utilizzata. Quella perfino utilizzata da suo padre Ermes (Mercurio): i famosi berretto e calzari alati.
Dunque, dopo aver premesso che la fonte da cui traggo l’informazione della natura semi-divina di Omero è un romanzo metto sul piatto la possibilità che tale origine possa spiegare alcune cose degli e sugli dei che conosceva il cantore antico.
E, ri-dunque, faccio mia l’ipotesi che il romanzo possa avere un qualsiasi sentore di veridicità (nel brano in cui mi prospetta la seguente fondamentale uguaglianza: Omero = semi-dio) soltanto per proseguire nella mia solita tesi.
Commento sbalordito di Warren: Da un’opera inventata? 
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Il dio-alieno-elohim muore?
Asaf tranquillamente ascolta: non trasecola a quest’affermazione, non gli viene la pelle d’oca o un infarto? Non gli si stringe la gola, non gli viene il fiato corto, non è pervaso da un tremito incontrollabile? Non cade a terra svenuto?
Tutto il suo credo, tutta la sua fede crolla nell’abisso apertosi sotto i suoi piedi e lui che fa?
Esorta a sorgere l’elyon-elohim? Nemmeno cerca il suo personale yahweh-elohim di riferimento, con lo sguardo, con un filino di voce?
Si rivolge direttamente al grande capo. Di colpo.
Perplessità di Alberto: E senza chiedere la parola!
Commento di Anna: Anche se non ho fatto il militare, questa si chiama “insubordinazione”, passibile di un incenerimento immediato.
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Del post scriptum (ovvero ma stiamo raschiando il barile?)
Non ci stancheremo di ripeterci: estrapolare un singolo passo (in questo caso, un singolo simbolo-disegno-geroglifico) da un testo e farne un uso tutto personalizzato per spingere la nostra tesi verso orizzonti già tracciati è un metodo da non seguire mai: ci porterà sempre dove vogliamo, non verso la verità.
A titolo d’esempio, abbiamo estrapolato la figura seguente:



La nostra liberissima interpretazione:
Sacerdote che impartisce, tramite microfono, l’ordine di accendere ceri votivi.

lunedì 21 ottobre 2019

Errata corrige

Ci scusiamo con chi ha cercato il blog "Il Blog di Marco999" all'indirizzo https://www.blogdimarco999/blogspot.com, come indicato nelle "Avvertenze generali " del libro.
A causa di problemi tecnici, non dipendenti dalla nostra volontà, abbiamo dovuto rinominare il blog in questione: quello corretto risulta così essere
 https://www.ilblogdimarco999/blogspot.com

sabato 5 ottobre 2019

Capitoli del libro Bibbia, Omero e "quelli-là" ovvero libera confutazione degli elohim bigliniani (tra il serio e l'ironico)

Introduzione

Del metodo (ovvero dei molti facciamo-finta-che)
Del tunnel spazio-temporale (ovvero il prototipo che non c’è)
Del razzo egizio (ovvero dannato photoshop)
Dell’efod (ovvero l’i-phone 0.0)
Del dio-alieno-zoppo (ovvero povero Efesto)
Delle divinità ferite (ovvero uno scontro impari)
Di Betelgeuse (ovvero la stellina poverina)
Dei carri celesti (ovvero prove omeriche?)
Dell’alieno-elohim (ovvero le gesta incomprese)
Dei calzari di Mosè (ovvero galoche, oro o raffreddore?)
Dell’oro (ovvero ma a che serve?)
Del kavod (ovvero gloria o navicella?)
Della talpa (ovvero confessa, c’eri tu là?)
Della conclusione (ovvero al prossimo volume)
Del post scriptum (ovvero ma stiamo raschiando il barile?)

Bibliografia e altro

giovedì 3 ottobre 2019

Presentazione libro

Bibbia, Omero e "quelli-là" 

ovvero 
libera confutazione 
degli elohim bigliniani 
(tra il serio e l'ironico)

Il Dio descritto nella Bibbia può essere un alieno?
Un extraterrestre, sbarcato sul nostro pianeta millenni fa, potrebbe essersi fatto divinizzare per soggiogare e controllare antiche popolazioni?
A queste domande molti autori hanno risposto affermativamente.
In questo primo volume l’autore, Oud Eys, affronta alcune delle tematiche basilari del pensiero di Mauro Biglino, scrittore e conferenziere italiano, che è uno tra i tanti che, al posto della classica figura immateriale del Dio ebraico e cristiano, vede una figura più tangibile e concreta: l’alieno chiamato yahweh.
Concentrandosi maggiormente sulla presenza materiale e sul racconto degli eventi accaduti a quest’alieno – non disdegnando a volte di tratteggiare tali eventi con una vena spiccatamente ironica – Oud Eys cerca di mettere in risalto le incongruenze, le contraddizioni, le inattese goffaggini capitate al povero alieno, protagonista di alcuni passi della Bibbia e dell’epica omerica.
Nonché alcune inesattezze sulle affermazioni di Biglino: dal razzo egizio alle parole dei rabbini kabalisti; dalla già esplosa Betelgeuse ai cavalli celesti; dai robot di Efesto alla spasmodica voglia di oro; dalla navicella di yahweh ai possibili testimoni oculari.
L’intera visione che risulta emergere dai vari capitoli dà, al nostro Oud Eys, la netta sensazione dell’incoerenza e dell’illogicità del puzzle formato dalle tesi bigliniane, almeno per quanto riguarda gli aspetti qui analizzati.
Assisteremo così al passaggio dalla netta – ma apparente e infondata – concretezza delle vicende dell’alieno-elohim a una più e squisitamente umana “visione della divinità, come interpretazione e rappresentazione che gli uomini hanno dell’idea di Dio”, in tutte le sue mille sfaccettature.
Niente alieni-elohim, dunque, nella Bibbia, e neppure in Omero.
Consigliamo la lettura di questo libro sia a chi sostiene le idee bigliniane e  – in un ambito più vasto – le teorie degli “Antichi Astronauti”, sia a chi non vede nella Bibbia alcun intervento alieno.

Il volume è disponibile su https://www.youcanprint.it/